Lois Anvidalfarei & Sophie Eymond

Dialogue

20.10 –
25.11.2023

Una scultrice e uno scultore si confrontano a tu per tu in un dialogo amichevole e suggestivo: con Sophie Eymond e Lois Anvidalfarei, la Galleria Alessandro Casciaro mette in mostra due posizioni di spicco e distintive della scena artistica altoatesina. Eymond e Anvidalfarei provengono da generazioni e contesti culturali diversi, ma sono accomunati dall'amore per la materia e da un intimo confronto con i temi essenziali del nostro essere. Sophie Eymond (Francia, Clamart, 1991) è una delle artiste emergenti di recente adozione italiana. L'artista, che ha ricevuto il Premio Richard Agreiter nel 2023, si dedica in modo innovativo a un medium che fino a poco tempo fa era fortemente dominato dal genere maschile, soprattutto in Alto Adige, e di cui Lois Anvidalfarei ne è una delle personalità artistiche più influenti. La sua opera scultorea, infatti, da molti anni dà un importante contributo alla scena artistica contemporanea sudtirolese ed è apprezzata anche ben oltre i suoi stessi confini.


"La fragilità dell'essere umano mi turba", afferma Sophie Eymond. L'artista combina approcci tradizionali e contemporanei, accosta in modo innovativo materiali diversi e indaga nuovi modi di intendere concettualmente la scultura. In particolare, riesce a infondere al suo operato artistico una grande tenerezza e intimità, una poesia enigmatica e una magia che evocano meraviglia.
Eymond combina spesso tessuti (ricamati) con stampi in gesso e/o poliestere. Questo crea forme plastiche, corpi scultorei, a volte antropomorfi, ma sempre carichi di significato. "Il tessuto ha questa forte capacità di esprimere la frangibilità in modo straordinario!", sottolinea l'artista. "È un materiale totalmente paradossale: povero, banale, ordinario (per non dire scontato), ma è anche ricco, delicato, sottile, essenziale, puro, protettivo, personale e meglio ancora: intimo!". Eymond ama utilizzare vecchie lenzuola, tessuti che raccontano una storia che è leggibile solo fino a un certo punto e che evocano un valore emotivo e personale. Questo conferisce alle sue sculture, spesso catturate in momenti di introspettivo raccoglimento, un ulteriore senso di umanità e vulnerabilità. Si tratta di un lavoro sensitivo più che intellettuale, insiste l'artista, anche se ovviamente dietro vi è sempre una visione. "Devo farlo per esprimere, percepire e comprendere attraverso la materia".
Lois Anvidalfarei contempla l'essere e la nostra esistenza con uno sguardo privo di orpelli, ma anche con molto amore. Forma sculture massicce in gesso e le fonde in bronzo. I suoi corpi umani ingigantiti sono gettati nel mondo e alla sua mercé, in piedi o sdraiati, con gli arti distesi o in posizione rannicchiata, ridotti all'essenziale. L'artista anima la materia, prende a modello il corpo reale, spesso anche il proprio. Per lui l'opera è un inevitabile confronto con sé stesso e con il suo stato d'animo. "Tutto nasce sempre da me, dai miei pensieri, dalle mie mani", sottolinea Anvidalfarei, per arrivare attraverso questo processo "a una dimensione universale che non riguarda poi solo me come individuo, ma più persone, tutta l'umanità."
Oltre alle nuove sculture, sono esposti anche i suoi disegni. Per l'artista, i tratti e le incisioni sulla carta non sono un'anticipazione della scultura che sta nascendo, ma una tappa indipendente del suo percorso di cui non può e non vuole fare a meno. Anche in questo caso, spesso è l'artista stesso che si guarda curiosamente allo specchio e poi, scalfendo selvaggiamente, lotta contro la figurazione. I disegni raccontano sia il piacere che il fardello del corpo, indulgente e disperato, combattivo e rassegnato, desideroso di mostrarsi e allo stesso tempo riservato. "Quando disegno non penso, vivo. E ciò che viene vissuto sulla carta deve essere archiviato: Non è altro che il ricordo della passione di quello stesso momento".

Günther Oberhollenzer

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